martedì 8 novembre 2016

IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI.


La retorica del linguaggio, intesa come prevalenza incontrastata della forma su un contenuto “cangiante”, “variegante”, “variabile” a seconda delle circostanze e delle opportunità del momento, trova la sua applicazione intensiva nel linguaggio “politichese” dell’Italia degli ultimi quattro lustri.

La verità viene piegata, mortificata, violentata e sacrificata al voler del “politico” in auge.

Poco importa la sua matrice, di destra, di sinistra o della cosiddetta “antipolitica”.

La conoscenza è mero esercizio filologico, gioco di parole, logica formale, parafrasi.

Il contenuto diventa privo di contestualità, poli-significativo.

Ascoltare un “oratore” prescindendo dalla sua appartenenza “partitica”, a questo o quel partito, è come averli ascoltato tutti.

Esternano frasi intrise di una retorica “incolore”, buona per tutte le stagioni e per tutti i colori.

Il “cittadino (sic !) viene rapito e ubriacato da raffiche di slogan che lo rendono, via via, sempre meno capace di distinguere il “contenuto” di ciò che ha ascoltato rispetto al contenente (contenitore) dell’oratore.

Paradossalmente tutti sono pro. Pro “Giustizia”, pro “solidarietà”, pro “anti” (mafia, corruzione, disoccupazione ect ect).

Sono “Anti” tutto quanto abbia un’accezione negativa e sono “pro” ogni affermazione portatrice di benefiche prospettive.

Ascoltare i “politici” è come assistere allo svilimento e svuotamento del significato della parola.

Non ha importanza dire ed esprimere concetti e rassegnarli alla logica della prova e della confutazione. 

L’importante avere un uditorio plaudente, poco importa dover “dire” qualcosa da “provare”.

Abbiamo prodotto una classe di dirigenti che ha frantumato il futuro sacrificandolo alla logica della preservazione del “potere” fine a se stesso.

L’Italia non è mai stata così debole così come lo è oggi. 

La nostra debolezza non è solo economica. E’ soprattutto culturale.

Non me ne vogliano i “politici” di professione !! Lo scenario è veramente sconfortante.

La vostra “parola” è diventata l’emblema del trucco, dell’inganno, dello stratagemma astuto e spregiudicato, della trovata geniale.

Il metodo si riassume nella frase: “Il fine giustifica i mezzi”.

Così Machiavelli nel capitolo XVIII de “Il Principe” scrive:


“……e nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de’ Principi, dove non è giudizio a chi reclamare, si guarda al fine. Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati; perchè il vulgo ne va sempre preso con quello che pare, e con l’evento della cosa; e nel mondo non è se non vulgo; e gli pochi hanno luogo, quando gli assai non hanno dove appoggiarsi.

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